Zona di salvaguardia dei rii, delle rocche e delle rive dei bastioni di Cherasco

Zona di salvaguardia dei Rii, delle Rocche e dei Bastioni di Cherasco

Area naturalistico-archeologica Natura, Archeologia, Agricoltura, Tradizioni e Turismo

di Flavio Russo e Gianni Rinaudo

 

L’area in questione si presenta, cartograficamente, come una fascia verde avvolgente, su tre lati, il quadrilatero del Centro Storica di Cherasco, e allungatesi verso il S-SW, fino a ricomprendere le nette fenditure dei rii che si aprono nell’alto bordo dell’altopiano cuneese che proprio qui trova il suo punto estremo, rastremandosi tra le confluenti valli del Tanaro e della Stura.

Un’area accidentata, dunque; per la sua quasi interezza in forte declivio: i 70 metri che i due fiumi hanno scavato dopo l’ultima glaciazione. Un’area che se mantiene nelle profondità oscure dei rii la sua primigenia naturalezza, solo occasionalmente intaccata dall’intervento dell’uomo, ha assunto invece una funzione di difesa attrezzata attorno alla fortezza dei Cherasco: funzione poi decaduta, con la conseguente rivalsa della vegetazione e della fauna, ma in un contesto quanto mai affascinante per la sua capacità diversamente evocativa.

L’intera area, ininterrotta per circa 3 chilometri, si affaccia su un vasto paesaggio fluviale che, sebbene interessato, da insediamenti industriali, mantiene tuttavia la sua suggestione, specie nei giorni sereni, quando le Alpi Piemontesi e Aostane appaiono in tutta la loro solennità oltre l’altro bordo della valle.
La sezione più strettamente cittadina offre anche una vasta visione della Langa di La Morra e delle prima balze del Roero.

Le rocche, i bastioni e gli orti di guerra da questi racchiusi.

Le rocche che sostengono il Centro Storico, come una potente muraglia verde – che ricorda, avvicinandosi, la Rocca di Orvieto – costituirono una sufficiente difesa dalla fondazione della Città fino ad Emanuele Filiberto; una barricata di legname e la deforestazione di parte del pendio scoraggiavano ogni tentativo di salita.

La comparsa delle armi da fuoco convinse il combattivo Duca a dotare la fedelissima fortezza di un sistema di difesa bastionato che, se a sud si alzava in un vero e proprio terrapieno, lungo i lati E-NW, venne ricavato, dallo specialista Ascanio Vittozzi da Orvieto, scolpendo una grandissima stella nel vivo tufo. Una doppia stella, anzi, perché, tra le diverse coppie di raggi, altri raggi minori si protendono verso il vuoto qualche metro più in basso. Un sistema di gallerie collegava il secondo livello con le cantine della città, mentre gli spalti superiori venivano raggiunti rapidamente attraverso i prolungamenti delle rettilinee vie del centro, sopraelevati rispetto agli orti di guerra, lasciati intenzionalmente disabitati tra i quartieri e i bastioni.

Miracolosamente gli Orti si sono conservati nella loro interezza, come i Bastioni sui due livelli: solo nella zona NE, sul finire dell’800, alcuni ‘ciabot’ e un paio di belle case furono costruite sul pendio ma avendo conservato le loro funzioni e le caratteristiche edilizie, arricchiscono l’interesse per la presenza dell’uomo nell’insieme.

E’ questa la zona dell’Area Protetta che dovrebbe diventare oggetto di una campagna di ricerca archeologica che ridelimiti gli spazi difensivi dal bosco sottostante.

Un attento studio retrospettivo della produzione orticola pregiata, durata in Cherasco fino agli ultimi anni ’70, potrebbe fornire agli Orti di guerra, peraltro ancora coltivati dilettantisticamente, una rivalutazione mediante l’inserimento in un programma produttivo specifico. Si tenga presente che Cherasco è sede di una notevole Fiera di San Martino dedicata ai prodotti biologici.
La passeggiata, ora alberata, lungo i bastioni, fa parte delle normali attività fisiche dei Cheraschesi e dei molti turisti: le mezzelune, o raggi della stella, ospitano panchine e attrezzature per la ginnastica. Nel primo ‘900 vi si tenevano i concerti domenicali della Banda cittadina.

Dall’alto di questi bastioni possibile godere dell’unica vista completa sul campo della Battaglia di Pollenzo che, nel 402 d.Ch., vide i Romani per l’ultima volta vincitori sui barbari.
Lungo l’intero lato nord del quadrilatero, rocche e bastioni si presentano rivestiti di una tenebrosa vegetazione spontanea: enormi pioppi e noci emergono da smisurati sambuchi; decine di ciliegi selvatici, dalla splendida fioritura, si alzano tra edere e liane, smentendo ogni teoria vigente circa l’impossibilità di una frutticoltura senza veleni.  Uccelli, roditori e rapaci, vi hanno nidi e tane: poiane, volpi, tassi, donnole e quante mai specie di uccelli canori e di rettili.

Una zona da rispettare assolutamente nella sua naturalezza di ritorno.
Proprio al di sopra di tanto Eden si elevano i due Santuari Mariani: della Madonna del Popolo e della Madonnina delle Grazie, entrambi capolavori barocchi, già dotati di un parco attrezzato da includere naturalmente nell’area protetta.

Sullo spigolo NW, la ripida strada medioevale che collega la fortezza con il fondovalle, presenta anch’essa una sua bellezza particolare, fiorita in primavera e orrida d’inverno, stretta, nella parte alta, tra i raggi della stella reggenti il Santuario grande e il delizioso cimitero ebraico, ancora esente da brutture edilizie, e ispirato alla filosofia sepolcrale che fu del Foscolo.
Oltre il cimitero, e la rocca detta degli ebrei, è il Rio Crosio.

Il Rio Crosio e le difese w-s.

Il suo nome non è che la traduzione dell’aggettivo dialettale “encreus”, profondo: 70 metri di rocche verticalissime, distanti al massimo e per un breve tratto appena al massimo di 240  metri: è la distanza più ampia tra le due sponde riferite una alla cascina “Muret” e dall’altra parte alla località detta “la Sibla”. Un canyon, un gran colpo di sciabola inferto dall’acqua al tufo penetrante nell’altipiano per 2 chilometri e riducente la larghezza dell’altopiano stesso a soli 400 metri, là dove si ergeva il bastione manufatto.

Era, il Rio Crosio, il punto meni difendibile della fortezza, perché proprio sotto le case il pendio non si presenta così ripido, tanto da ospitare un tempo vasti frutteti di altissima qualità.
Per questo, su un bricchetto, venne alzata la torre n. 1, dalla quale una sentinella avvertiva del pericolo mediante un ‘sibilus’ fischietto.

Ancora oggi i veri cheraschesi si ritrovano, per quattro sere di luglio, in riva al Rio Crosio, per la tradizionale Festa della Sibla; anche se sconsiderate espansioni edilizie hanno occupato buona parte dello spazio un tempo coltivato a grano ed erba medica.

Dal Rio si diparte il Viale Salmatoris che, costeggiando l’intero lato S del quadrilatero, raggiunge il Castello Visconteo e il suo vasto parco,nonché il noto viale del platani di età napoleonica, o restauratrice. L’intero giro del viale, circa 1,6 chilometri, circondante l’antica Piazza d’Armi, potrebbe essere ricompressa nell’area protetta quale naturale collegamento con la città, con il Castello e, infine, con i Bastioni affacciati sulla Valle del Tanaro.

Tanto più che anche lungo il Viale Salmatoris si riapre il discorso dell’indagine archeologica, in quanto è possibile l’esplorazione di molte decine di metri del fossato medioevale, ora interrato, che sappiamo essere colmo di laterizi e materiali diversi, dalla testimonianza dei muratori che vi affondarono i sostegni cementizi delle case che vi insistono negli altri tratti.
Il rapporto dei Cheraschesi con il Rio Crosio è sempre stato variamente caratterizzato: se i contadini vi coltivavano la frutta, i boscaioli ancor oggi vi trovano gaggie e altre essenze da riscaldamento.

Un sentiero principale lo attraversa su un ponte di legno, quello che permetteva agli abitanti della Piana Bassa di raggiungere Cherasco, ovviamente a piedi, evitando un giro stradale di 5 chilometri.
I bambini della Piana raggiungevano quotidianamente la scuola del capoluogo, mentre quella della città scendevano nell’abisso in cerca di primule e viole per le maestre, di fragole di bosco, o per stancantissime partite a un ‘guardia e ladri’ di ispirazione tarzanesca.

L’acqua del Rio e delle diverse fonti di mezza costa bastavano a dissetarli. Tutte le bande dei quartieri mantenevano nel Rio capanne di frasche, difese spesso con vere e proprie battaglie.
Gli adulti vi scendevano per le merende estive, sempre arricchite dalla frittura dei pescetti e dei gamberi che a milioni vivevano nell’acqua chiara e fresca. I trifolao vi coltivano le loro segrete ricerche.

Anche la guerra partigiana, come le tante guerre precedenti, visse nel Rio episodi drammatici. Lo scrittore cheraschese Franco Ferrero ha dedicato al Rio Crosio un premiato libro di racconti.
Attualmente i sentieri del Rio vengono percorsi dagli sportivi ed il piccolo corso d’acqua rischia d’essere devastato da interventi con mezzi meccanici per il prelevamento del legname da ardere.

Area archeologica di San Leodegario

Sulla natura geologica, sulla varietà delle specie botaniche e animali ospitate dai rii Angetta,Ghidone e Merlero si lascia spazio alla relazione tecnica allegata ( Progetto Tanaro, un fiume per tutti  a cura del consiglio regionale e delle sezioni di alba e del braidese di  Italia nostra, Bra 1983).Solo si aggiunge che, su uno sperone estremo, si ergeva la chiesa fortificato di San Leodegario, di epoca carolingia. I suoi resti, raggiungibili con facilità soltanto d’inverno, costituirebbero un terzo terreno di esplorazione archeologica, in posizione panoramicamente strepitosa.

Sulla Piana Bassa altre località archeologiche sono ricercabili presso le cascine: Villette, Castel Varolfo, e Cherascotto, sedi di borghi fortificati prima del 1243.

 

Popolazione di riferimento del progetto
I cittadini di Cherasco, delle città limitrofe ed il bacino di turisti che ne verrebbe coinvolto.

Soggetto o soggetti proponenti
Circolo Legambiente Bra,  …

 

Ente  responsabile della proposta  progettuale

Circolo Legambiente Bra

Altri soggetti coinvolti nella realizzazione del progetto

Comune di Cherasco,
Provincia di Cuneo, Ass. Ambiente
Regione Piemonte – Assessorati Ambiente , Agricoltura, Turismo e Cultura
Fondazioni bancarie,…

 Responsabili del progetto
Gianni Rinaudo e Flavio Russo del Circolo Legambiente Bra

Finalità generali del progetto

– Salvaguardia complessiva di tutta la zona dei Rii del Comune di Cherasco e del suo centro storico.

Attualmente il territorio della Città delle Paci è scosso violentemente e da più anni or sono da escavazioni finalizzate anche alla costruzione dell’autostrada Asti- Cuneo, che i proponenti l’iniziativa  ritengono si necessaria, ma non per ciò giustificativa della rovina futura dei boschi e campi del comune di Cherasco.
Si vuole con detto progetto di salvaguardia impedire che tale opera di devastazione dei suoli cheraschesi continui senza freno alcuno anche nei prossimi decenni.

– Inoltre si prevede il collegamento diretto al Piano Parco Tanaro di recente proposizione, l’ inserimento nel nuovo Piano Regolatore Generale Comunale quale fascia di rispetto del Centro Storico e sua complementare area verde.
Le rocche sottostanti i bastioni del  Centro Storico di Cherasco costituiscono anche un’area archeologica  perfettamente intatta e utilizzabile successivamente quale sottozona di parco naturalistico-archeologico soprattutto se collegato alla salvaguardia della storica area degli orti medioevali interni ai bastioni.

– Fare di Cherasco un centro Storico Archeologico e Naturalistico di massimo livello attraverso l’installazione di una fabbrica di scavi atti a riportare in luce le significative presenze del ricco passato.

 

Risultati attesi dal progetto

Aumento dell’offerta turistica locale attraverso prodotti non solo d’immagine, ma forieri di valori culturali e naturalistici veri  delle comunità che hanno abitato e fatto progredire questi territori.

Creazione di nuovi posti di lavoro permettendo alle nuove generazioni di continuare a coltivare i campi ed i boschi traendone giovamento da ogni punto di vista.

Promuovere il Turismo Culturale tanto invocato quale possibilità contrastante l’attuale crisi economica,
Ben sei zone dell’area sono da ritenersi di interesse archeologico; la ricchezza della flora e della fauna nei rii e nelle rocche è notevolissima; il Centro Storico di Cherasco, già sede forte del turismo piemontese, si viene a trovare arricchito e protetto da un’area verde che lo circonda come una fascia di polivalente interesse spendibile su più fronti.

Anche la possibilità di incrementare il rinnovamento dell’agricoltura nel senso del biologico, va potentemente evidenziata.
Inoltre l’intera Piana, la Bassa con la Alta, può essere considerata come una vastissima pista nel verde, collegata all’area protetta, per percorsi a cavallo, in bicicletta e a piedi.

Il paesaggio circostante è comunque bellissimo per monti, valli e colline ed in tal senso potrebbe esserecostruito, ad esempio,  un diorama da  installare  sui Bastioni, relativo alla Battaglia di Pollenzo-dal Monte Capriolo campo di Alarico, al Bric del Diavolo, mitico nascondiglio del suo tesoro e sito archeologico che certamente verrà inserito nel Parco del Tanaro, al centro stesso di Pollenzo-impreziosirebbe la colta curiosità dei turisti. E non solo.

 

Ambito geografico entro il quale si sviluppa il progetto
Il Comune di Cherasco e le città limitrofe.

Risorse – Strutture utilizzate o destinate alla realizzazione delle iniziative
Creazione di  cooperative, di società  di giovani e non con l’intento di gestire l’attività turistica in sinergia con l’agricoltura e gli Enti museali,… presenti nel territorio

Risorse finanziarie

a) finanziamenti predisposti dagli enti locali proponenti

b) finanziamenti messi a disposizione da altri enti, associazioni e aziende private

c) finanziamenti richiesti alla Regione Piemonte

Tempi di realizzazione del progetto

Il progetto costituisce un’iniziativa nuova.
Si ritiene che una progettazione significativa possa riguardare un iter quantificabile in anni due – 2 – al fine d’approdare alla fattività della proposta

Aspetti qualificanti e innovativi del progetto con particolare riferimento agli obiettivi, alle metodologie ed agli strumenti di monitoraggio

Creare una nuova  area protetta naturalistico- archeologica dei Rii, delle Rocche e dei Bastioni di Cherasco.
Sinergia tra Natura, Archeologia, Agricoltura, Tradizioni e Turismo.

Cherasco,  4 gennaio 2006

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