In difesa del convento delle Clarisse

di Gianni Rinaudo

11 gennaio 2005

Proporzionalità tra cemento, aria, verde, territorio e vita umana.

Che se ne dica Bra ha un clima particolare, un microclima, tanto che fino a poco fa veniva usata per la stagionatura del formaggio, per la lavorazione del cuoio ed anche per l’invecchiamento dello Stock. Ogni casa del centro urbano aveva un suo cortile con relativo giardino.

I nostri vecchi senza tanto bisogno di studi scientifici avevano capito che il clima della loro città poteva essere di buona qualità solo grazie al verde e ad un giusto rapporto tra costruzioni e territorio. Invece dagli anni 60 in poi il centro urbano di Bra è stato devastato. Molti giardini privati sono stati sostituiti da abitazioni, magazzini, ecc… il colpo di grazia finale è stato dato negli ultimi 10 anni e qualche disastro ancora si continua a voler perpetuare…

A Bra piove meno che in gran parte del Piemonte, come anche la media delle polveri fini – il terribile inquinante PM10 – è superiore alla media provinciale.
Bra si trova al centro della viabilità cuneese e con l’ uso assiduo delle auto risente di un inquinamento assai elevato. Bra da cittadina con 15 mila abitanti ha in poco tempo più che raddoppiato la sua popolazione e questo per alcuni significa sviluppo.

I dati dell’ inquinamento braidese si possono ben vedere sulla corteccia dei tigli presenti nel nostro centro urbano. I tigli sono alberi predisposti alla crescita dei licheni che sono a loro volta ottimi bioindicatori della qualità dell’ aria. Ad esempio i tigli del giardino a ridosso di Santa Chiara, in via Craveri angolo via Fossaretto – prossimi al Museo Crateri – ne sono quasi totalmente privi, ciò significa che in tale zona l’aria non è delle più respirabili?! Infatti le auto che vi transitano sono miliaia ogni giorno e le alte abitazioni non favoriscono certo il ricambio dell’aria.

Alti palazzi prosperano un po’ ovunque, ma in alcune città come Cuneo e Torino sono collocate su ampi viali, da noi tutto l’opposto: più le strade sono strette, più le abitazioni si fanno alte, si pensi a via Vittone, via Adua,…
Oggi, nella civiltà delle auto che inquinano assai, bisogna considerare in un giusto rapporto l’ altezza delle abitazioni e la larghezza delle strade.

E’ da suicidio collettivo ad esempio lasciar percorrere da miliaia di auto al giorno via Umberto, via Vittorio Emanuele, via Marconi, via Cavour, via Pollenzo, ecc…Tali via non sono state concepite per un elevato scorrimento automobilistico; alcune risalgono al 1600 quando venivano percorse da carri trainati da cavalli… E’ da suicidio collettivo lasciar costruire oggi, nel centro di Bra, palazzi superiori ai due piani quando sono prospicienti a strade strette e molto frequentate da auto.

Passeggiando per Bra ci rendiamo subito conto che alcune costruzioni sono fuori luogo, rispondono alla sola logica della speculazione ed offrono in esterno ridottissimi spazi verdi ai loro abitanti. Si potrebbe capire se il tutto risalisse agli anni ’60, la sensibilità era scarsa in tal senso, invece no, da noi si persevera.

Giunge spontanea una domanda.
I costruttori dei recenti palazzi costruiti tra via Umberto, via Magenta e via Mercantini, del complesso di via Vittone, delle nuove costruzione in via Adua, del complesso “Cioca” a ridosso di via Cuneo, del mega palazzo accanto al convento delle Clarisse e della nuova mega-costruzione nell’ex parco Fanti come hanno fatto e come faranno a vendere gli appartamenti se attorno a tali costruzioni non è per nulla contemplato un po’ di significativo verde? Sarà che il loro prezzo è il più basso di tutta la Provincia?

Auguriamoci solo che a Bra le temperature estive non raggiungano più i livelli dell’estate 2003, sarebbe un inferno per tutti anche per chi in modo spregiudicato ha reso questa città una colata di cemento ed ha il coraggio di dire che ha contribuito al suo sviluppo e progresso.

Non siamo contrari a che si costruiscano nuovi insediamenti, siamo avversari di chi non conosce il giusto rapporto tra cemento, aria, verde, territorio, vita umana e vita spirituale.

Se una Città accetta che anche il suo Convento di clausura, quello delle Clarisse, sia insidiato da delle costruzioni accetterà di buon grado che anche in via Adua si faccia un nuovo inutile palazzo e che altro ancora si distrugga.

Gianni Rinaudo
Pres. Circolo Legambiente Bra

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